Relazione annuale

38° ciclo I dottorandi del 38° ciclo, al I anno di corso, il giorno 13 dicembre 2022 hanno presentato il proprio progetto di ricerca. Il Collegio docenti ha proseguito successivamente, dopo attento confronto, all’approvazione dei progetti di ricerca e all’assegnazione dei tutores. ELENCO DOTTORANDI 38° CICLO (TUTORES E ARGOMENTO) GIULIA ARGENTIERI FEDERZONI Titolo provvisorio: “He has no children.” Sterilità, fertilità e genitorialità nel Macbeth di William Shakespeare e negli adattamenti cinematografici di Roman Polanski, Justin Kurzel e Joel Coen. Supervisore: prof.ssa Daniela Guardamagna Co-supervisore: prof.ssa Rossana Sebellin Il Macbeth di William Shakespeare è denso di riferimenti più o meno espliciti alla sterilità e alla genitorialità quali elementi che determinano il grado di umanità mostrato dai personaggi e il loro rapporto con il potere e l’ambizione. Il presente progetto di ricerca ha come scopo l’analisi di tali temi, la loro rilevanza drammaturgica e l’interpretazione che tre diversi registi ne hanno dato nelle loro opere. L’intenzione è quella di investigare le motivazioni profonde che risiedono dietro alla crudeltà della coppia Macbeth/Lady Macbeth e quanto esse possano essere legate all’impossibilità di procreare e di continuare ad esistere nel tempo. In primo luogo, verranno messi in luce gli elementi che, nel testo originale, afferiscono all’imagery della maternità e a quella opposta della sterilità, attingendo al corpus critico esistente per presentare un quadro dettagliato che fornisca le premesse della ricerca. In seconda istanza, attraverso una dettagliata analisi delle scelte registiche e attoriali, della sceneggiatura e degli aspetti più tecnici quali luci, costumi, trucco e fotografia, verrà posto l’accento sui riferimenti allegorici e metaforici, legati alla suddetta imagery, riprodotti o creati da ciascun regista, al fine di valutarne l’efficacia e la plausibilità scenica. Saranno tracciati poi punti di contatto e divergenza fra le tre versioni cinematografiche prese in esame e, per ciascun lungometraggio, si analizzeranno le modifiche e i tagli effettuati dagli sceneggiatori e come questi contribuiscano a cambiare profondamente alcune dinamiche centrali della tragedia shakespeariana. L’analisi comparativa e gli approfondimenti tematici e tecnici mirano ad elaborare un corpus di ricerca interdisciplinare tra la letteratura e la drammaturgia, la semiotica e la critica cinematografica che abbia come obiettivo quello di rispondere agli interrogativi da cui muove il progetto: in che misura la sterilità di Macbeth contribuisce alla sua caduta verso il male? Quali ambiguità presenta il testo originale in relazione al tema della genitorialità e della sterilità e come queste stesse ambiguità permettono una libertà d’interpretazione apparentemente molto più ampia rispetto ad altre tragedie che nel tempo sono state adattate al grande schermo? Lo scopo di questa ricerca è dunque quello di tracciare una genealogia del male nella tragedia shakespeariana analizzando le diverse e talvolta opposte interpretazioni di tre registi contemporanei, provando a rispondere a queste domande. EDOARDO BARGHINI Titolo provvisorio: “Forme della memoria di guerra nella letteratura italiana del secondo Novecento. La Campagna di Russia (1941-43) e un caso di studio: Elia Marcelli” Supervisore prof. Raffaele Manica Co-supervisore prof. Roberto Rea Co-supervisore prof. Marcello Teodonio Il progetto intende indagare come la memoria della guerra combattuta abbia informato di sé la letteratura italiana dal secondo dopoguerra, attraverso l’analisi di uno specifico campo esemplare: quello della letteratura incentrata sulla Campagna di Russia (1941-43) prodotta da scrittori che vi presero parte. Dall’antimilitarismo prepolitico di Mario Rigoni Stern alla fortunatissima operazione romanzesca di Giulio Bedeschi, dai memoriali del generale Giovanni Messe ai reportages di Egisto Corradi, ai diari e alle inchieste polifoniche di Nuto Revelli, le opere sulla Campagna di Russia rappresentano un filone tra i più ricchi e fortunati della letteratura sulla seconda guerra mondiale, fonte di un immaginario collettivo e di un mito letterario che hanno segnato in profondità i rapporti dell’Italia del dopoguerra con la narrazione del proprio passato: evidenziandone motivi portanti, tradizioni, modelli e forme, si tenterà di delinearne un canone che tenga conto dell’eterogeneità delle proposte e dei rapporti delle forze in gioco nella costruzione di un paradigma della memoria letteraria. Una trattazione di taglio più monografico si vorrebbe dedicare a Elia Marcelli, autore del poema in romanesco Li Romani in Russia (1988), avvalendosi del fondo della Biblioteca Nazionale Centrale (ARC 47) che conserva le carte manoscritte del poema e una vasta produzione completamente inedita, nonché di altre carte d’autore possedute e messe a disposizione da Marcello Teodonio. CLAUDIA CIANFRIGLIA Titolo provvisorio del progetto: “Spazi, immagini, funzioni, nella San Clemente altomedievale. Una rete dello sguardo (VIII-primo XI secolo)” Supervisore: prof. Walter Angelelli Co-supervisore: prof.ssa Paola Vitolo Co-supervisori esterni specialisti della materia: prof.ssa Serena Romano e prof. Giorgio Fornetti. Il progetto di ricerca si concentra su una nuova indagine delle pitture altomedievali della basilica paleocristiana di San Clemente a Roma. L’oggetto della mia ricerca è pittorico, ma gli affreschi altomedievali non possono essere considerati mera decorazione dello spazio liturgico. Gli apparati pittorici sono una chiave per accedere a tanti mondi: storia degli studi, storia delle tecniche pittoriche e dei temi iconografici, storia degli spazi interni della basilica paleocristiana, storia del convento benedettino e degli ambienti di culto esterni connessi alla basilica. Gli affreschi altomedievali costituiscono il fil rouge da seguire nell’indagine di questi molteplici aspetti; l’obiettivo di questa ricerca integrata è ambizioso, e mira alla restituzione della complessità topografica dell’area in cui si trovava la basilica paleocristiana e della centralità rivestita da San Clemente nella geografia ecclesiale della Roma altomedievale. Un nuovo studio sugli affreschi altomedievali appare inoltre urgente alla luce dell’avanzato stato di degrado in cui versano gli affreschi, e in risposta all’azione di oscuramento esercitata dalla storiografia dello scorso secolo sulla produzione pittorica romana tra il IX e l’inizio dell’XI secolo. La ricerca si articolerà in tre fasi, la prima delle quali costituisce un presupposto fondamentale per le tappe successive, ovvero la nuova indagine iconografica e stilistica degli affreschi altomedievali. Primo compito di questa nuova analisi è quello di chiarire le posizioni, talvolta contraddittorie, assunte negli studi fin qui condotti riguardo l’interpretazione dei soggetti delle pitture più antiche. L’esito di questa nuova indagine iconografica e stilistica costituisce il presupposto per le due tappe successive della ricerca: la comprensione del rapporto tra gli affreschi e gli spazi interni della basilica paleocristiana, e quindi il rapporto tra gli affreschi e gli ambienti esterni. Sarà inoltre interessante corredare la ricerca con indagini scientifiche, da realizzarsi con il supporto di ENEA. Questa collaborazione mira ad una nuova analisi degli affreschi attraverso metodi e strumenti d’indagine non invasivi, quali rilievi fotogrammetrici, scansioni laser in luce visibile e scansioni laser a infrarosso. VALENTINA DI ROCCO Titolo provvisorio: «Nel nome di Dio e di buona Ventura». Sulle tracce di Aby Warburg a Roma, 17 novembre 1928 - 28 aprile 1929. Supervisore: prof.ssa Barbara Agosti Co-supervisore: prof. Walter Angelelli La ricerca mira a ricostruire ed indagare le tappe fisiche ed intellettuali, le circostanze storiche, gli incontri e gli scambi di idee che hanno caratterizzato l’ultimo viaggio di Aby Warburg a Roma, al fine di dimostrare l’importanza dell’esperienza romana degli anni Trenta per gli sviluppi del lavoro warburghiano. L’obiettivo è valutare come e quanto l’osservazione delle opere in loco e il dialogo costante con vari studiosi abbia orientato e influito sui risultati dell’ultima fase della ricerca di Warburg. L’esigenza di effettuare una simile analisi risulta dettata dalla necessità di portare all’attenzione una fase degli studi di Warburg che, sebbene di innegabile importanza per gli esiti e la comprensione della sua opera, ad oggi non risulta sufficientemente indagata. Si tratta, viceversa, di una congiuntura cruciale sotto il profilo sia del contesto storico politico sia dell’ambiente culturale intercettato dallo studioso a Roma. Durante quel viaggio, infatti, Warburg non solo maturò le riflessioni che avevano caratterizzato il suo precedente percorso intellettuale, ma intraprese studi cruciali, che si possono considerare gli ultimi testimoni della sua ricerca: dai progetti legati alla conclusione di Mnemosyne, alla riflessione sul Déjeuner sur l’herbe di Manet, alle incompiute indagini sulla filosofia di Giordano Bruno. Il ritardo con cui in Italia ci si è affacciati allo studio del Ventennio fascista e la pubblicazione e la traduzione tardiva del Tagebuch der Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg -irrinunciabile testimonianza per la ricostruzione delle vicende del soggiorno di Warburg in Italia – hanno rappresentato un ostacolo per lo studioso intenzionato ad indagare l’impatto dell’esperienza nell’Urbe per la riflessione warburghiana sulle immagini. Analizzando il materiale documentario relativo al soggiorno romano di Warburg e dei suoi principali interlocutori e compiendo un’analisi comparata tra gli ultimi lavori di Warburg e alcuni scritti che egli studiò durante la sua permanenza romana, il progetto si propone di individuare gli elementi di novità apportati dal contesto capitolino nella ricerca dello studioso di Amburgo, a partire dal fondamentale quesito: come si presenterebbe oggi il lavoro di Warburg senza le suggestioni degli incontri e delle opere viste a Roma? DINO LEONI posto destinato a dipendenti pubblici (ex art. 6) Titolo provvisorio: “Educazione linguistica ed italiano scolastico nelle scuole di Roma” Supervisore: prof.ssa Silvia Capotosto Co-supervisore: prof. Emiliano Pichiorri Co-supervisore: prof. Pietro Trifone L’educazione linguistica è un settore disciplinare che si è sviluppato in Italia a partire dalla fine degli anni Sessanta e ha come oggetto di studio le modalità, gli strumenti e le strategie, che gli insegnanti di lingua e letteratura italiana hanno a disposizione per consentire ai propri discenti di ottenere, al termine del percorso di istruzione formale, il pieno possesso della lingua nazionale. È universalmente noto che la varietà standard dell’italiano è un idioma che non si apprende spontaneamente attraverso il mero inserimento all’interno della comunità dei parlanti, ma si impara sui banchi di scuola. Un attendibile indicatore dell’efficacia di un qualsiasi percorso di educazione linguistica è sicuramente l’analisi delle scritture che vengono confezionate dagli studenti della scuola dell’obbligo. L’italiano degli elaborati scolastici è stato riconosciuto dai linguisti e dagli storici della lingua italiana come una varietà a sé, contraddistinta da un eccesso di pedanteria e stilizzazione. Alcuni recenti studi in merito hanno però dimostrato che l’italiano scolastico, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha progressivamente perso questa facies di eccessiva affettazione e ha assunto, nella sua evoluzione diacronica, tratti linguistici dell’italiano dell’uso comune. Date queste premesse, con il presente progetto di ricerca, attraverso l’analisi linguistica di un consistente corpus di scritture scolastiche, provenienti da istituti di istruzione di ogni ordine e grado della Capitale, e un censimento dei manuali di grammatica della lingua italiana, in uso nelle scuole che saranno individuate come informatrici della ricerca, ci si prefigge fondamentalmente di: 1) ricostruire lo stato dell’arte dell’educazione linguistica nelle scuole di Roma, attraverso la misurazione del livello di aderenza alla norma grammaticale dei testi analizzati; 2) individuare i tratti linguistici caratterizzanti del nuovo italiano scolastico; 3) avanzare delle previsioni, sulla base dell’analisi degli interventi correttori apposti sulle scritture analizzate, a proposito della futura evoluzione della norma, considerando quindi l’errore e l’anomalia grammaticale come una spia di una regola che i grammatici non sono ancora nelle condizioni di codificare. YUCHEN LI Vincitore borsista Stato estero Titolo provvisorio: “La Performance Art in Cina: dalla nascita alla contemporaneità” Supervisore: prof.ssa Carlotta Sylos Calò Co-supervisore: prof.ssa Cecilia Canziani Il progetto di ricerca andrà a esplorare la Performance Art in Cina, riguardo alcuni eventi più cruciali e gli artisti più importanti in questo campo. Capire le caratteristiche, individuare i problemi attuali, e prevedere lo sviluppo futuro della Performance Art in Cina. Problemi principali e caratteristiche dell’arte performance in Cina e la situazione odierna: censura culturale, controlli legali, estetica violenta, commercializzazione e aspetti del mercato, social media. I principali oggetti di sfida della performance art in Cina sono le norme sociali come l'etica, la moralità e la legge. Forma naturalmente una relazione antagonistica con le regole sociali e il suo scopo è resistere alle normative sociali. Pertanto, fin dall'inizio, ha ricevuto la soppressione dal governo e dalla società. La resistenza degli artisti alla società si ottiene principalmente attraverso l'autolesionismo, che riflette il danno alla società nel suo insieme attraverso l'autolesionismo individuale. Il confronto intensificato tra artisti e regole sociali ha portato a un aumento della violenza e il corpo dell'artista è diventato simbolicamente un capro espiatorio per la libertà. La performance art originariamente aveva la duplice missione, schierarsi contro le norme artistiche stabilite e ribellarsi all'attuale sistema sociale, ma in Cina la performance art non ha mai avuto specifici oggetti di opposizione (ad esempio, la performance art Antropometri di Yves Klein e Come spiegare i quadri a una lepre morta di Joseph Beuys). La storia della pittura cinese e la storia dell'arte moderna occidentale lavata in lavatrice per due minuti di Huang Yongping sembrano un lavoro contro le norme accademiche, però non è un fenomeno comune né una ricerca lineare. Ye art in Cina sono le norme sociali come l'etica, la moralità e la legge. Forma naturalmente una relazione antagonistica con le regole sociali e il suo scopo è resistere alle normative sociali. Pertanto, fin dall'inizio, ha ricevuto la soppressione dal governo e dalla società. La resistenza degli artisti alla società si ottiene principalmente attraverso l'autolesionismo, che riflette il danno alla società nel suo insieme attraverso l'autolesionismo individuale. Il confronto intensificato tra artisti e regole sociali ha portato a un aumento della violenza e il corpo dell'artista è diventato simbolicamente un capro espiatorio per la libertà. La performance art originariamente aveva la duplice missione, schierarsi contro le norme artistiche stabilite e ribellarsi all'attuale sistema sociale, ma in Cina la performance art non ha mai avuto specifici oggetti di opposizione (ad esempio, la performance art Antropometri di Yves Klein e Come spiegare i quadri a una lepre morta di Joseph Beuys). La storia della pittura cinese e la storia dell'arte moderna occidentale lavata in lavatrice per due minuti di Huang Yongping sembrano un lavoro contro le norme accademiche, però non è un fenomeno comune né una ricerca lineare. FRANCESCA MANNINO Titolo provvisorio: Gli anni romani di María Teresa León (1963-1977). Testimonianza e ficción. Supervisore: prof.ssa Loretta Frattale Co-supervisore: prof. Matteo Lefèvre Il progetto di ricerca ha per obiettivo lo studio della produzione letteraria della scrittrice, giornalista, attivista politica spagnola María Teresa León, negli anni del suo esilio a Roma (1963-1977). Attraverso un capillare lavoro presso la Biblioteca del Centro Cultural Generación del 27 di Malaga (dove è conservato l’archivio di María Teresa León) e presso l’Istituto Gramsci di Roma (sede in cui sono confluiti gli archivi del PCI), si conta di ricostruire i rapporti dela scrittrice con il mondo intellettuale italiano, così come le collaborazioni con la stampa comunista spagnola (come nel caso di Realidad, Los Sesenta di Max Aub) che, non potendo circolare in Spagna, aveva trovato presso i partiti comunisti europei, tra cui quello italiano, circuiti di diffusione alternativi. Da questa indagine si attendono dati utili per un aggiornato lavoro ermeneutico sulla produzione letteraria di María Teresa León nella tappa romana, ovverosia un corpus di opere contenente romanzi, biografie storiche, testi teatrali e l’autobiografia Memoria de la melancolía. DANIELE MEROLA Titolo provvisorio: Sulle rime ‘dubbie’ dello stilnovo. Questioni e metodi di filologia attributiva Supervisore: prof. Roberto Rea Co-supervisore. Prof. Paolo Canettieri Il presente progetto di ricerca si propone di definire e indagare il vasto corpus di rime di attribuzione incerta riconducibili ai poeti stilnovisti e agli autori orbitanti attorno allo stilnovo, non solo al fine di proporre nuove soluzioni attraverso un esame sistemico, ma anche di fornire una riflessione sui metodi e le pratiche della filologia attributiva nella tradizione lirica italiana del Duecento. Nell’affrontare ogni singola indagine attributiva si applicherà un approccio integrato che affianchi ai riscontri di critica interna, vale a dire agli elementi di lingua e stile, i cosiddetti criteri esterni, ossia i dati documentari di natura storica, paleografica, codicologica e, ove possibile, derivanti dalla tradizione indiretta. Quanto ai criteri interni, poi, per una più neutra valutazione di essi, verrà giudicata la validità dei moderni strumenti di stilometria e l’applicazione di una Teoria Unificata del Testo (TUT), strumento elaborato nell’àmbito di una possibile interazione tra Filologia e Teoria dell’Informazione, capace di misurare la distanza fra due o più testi su diversi livelli: grafico, semantico, fonetico, morfologico e lessicale. Una volta allestito un repertorio dei componimenti di attribuzione incerta, si affronterà ciascun problema attributivo secondo una strategia multi prospettica: da un lato si cercherà di distinguere su basi di critica interna i reali paradigmi autoriali dalle approssimazioni emulative; dall’altro si valuteranno i canali di trasmissione delle testimonianze manoscritte o a stampa, i rapporti che tali testimoni instaurano per ogni caso specifico (non senza effettuare confronti con altri testi per verificare la correttezza attributiva di ciascun codice), la collocazione dei testi all’interno della complessa fisionomia interna dei collettori di rime antiche. Infine, il testo, adespoto o diversamente attribuito che sia, dovrà essere contestualizzato nella più ampia cornice della poesia duecentesca: soltanto così sarà possibile risolvere tali controversie attributive, ora proponendo nuove e più probabili candidature, ora limitandosi a sollevare gli autori chiamati in causa dalla responsabilità di testi ad essi indebitamente attribuiti. LORENZO PESCETELLI LIBERATI Supervisore: prof.ssa Sandra Antoniazzi Co-supervisore: prof. Carmelo Occhipinti Titolo provvisorio: “La valorizzazione dei beni culturali. paradigmi giuridici di gestione di musei e patrimonio diffuso”. Il presente progetto di ricerca intende indagare le origini della nozione giuridica di “valorizzazione” del patrimonio culturale fin dalla comparsa delle prime legislazioni in materia nell’Italia pre e post-unitaria per approdare alle nuove prospettive di gestione offerte dalla legislazione vigente, in particolare dal codice dei beni culturali e da quello dei contratti pubblici, oggetto di molteplici riforme ancora in corso. Si prenderanno in considerazione modelli differenti di offerta culturale in un’ottica interdisciplinare, riflettendo da un lato sul diverso atteggiarsi della “eccezione culturale” alla libera concorrenza nei singoli paradigmi legali, dall’altro sulla loro efficacia ai fini della fruizione del pubblico. Si ritiene infatti doveroso distinguere i beni integranti il cosiddetto “patrimonio diffuso” caratterizzante gran parte del territorio italiano, categoria già riconosciuta in Francia con il termine “tout-patrimoine”, dal patrimonio già istituzionalizzato nel Sistema Museale Nazionale. Il metodo di ricerca avrà un approccio in chiave storica e comparata con analisi di casi di studio concreti provenienti dalle diverse realtà citate. CECILIA REGNI Titolo provvisorio: “Uno spazio aperto. La didattica della letteratura nell’insegnamento del tedesco come lingua straniera”. Supervisore: prof.ssa Anna Fattori Co-supervisore: prof.ssa Stefania Cavagnoli Tra i tanti tipi di testi autentici che arricchiscono la lezione di tedesco, quelli letterari dovrebbero occupare un posto di primo piano nell’ambito del tedesco come lingua straniera, non solo per il loro valore linguistico, storico, estetico e culturale, ma perché è grazie al contatto con la letterarietà che l’apprendente può sviluppare competenze cruciali nella costruzione della propria identità, nell’ottica di una rinnovata didattica comunicativa interculturale nella società contemporanea. Sono numerose le domande che sorgono in questo ambito, urgenti interrogativi teorici e operativi con cui si traduce la necessità di una profonda analisi di questo spazio ancora aperto. Se molteplici sono gli approdi teorici così come le competenze e gli obiettivi della didattica della letteratura o come è stata definita in termini più ampi la “lezione letteraria”, altrettanti sono i possibili orizzonti empirici e pratici in cui la voce autorevole del testo letterario, con la sua ricca trama di significati e significanti, dovrebbe rimanere indiscusso punto di partenza e di approdo. Il progetto prende le mosse dagli studi dei formalisti russi in ambito letterario; vengono presi in esame i concetti di letterarietà, di funzione poetica elaborati da Jakobson, ma anche il processo di straniamento di Sklovskij, la teoria della ricezione di Iser e l’idea di “spazi vuoti” che invitano il lettore al dialogo e infine la discorsività e la polisemia. Ci si propone di approfondire allo stesso tempo lo stato dell’arte della didattica della letteratura in lingua tedesca e l’inserimento del testo letterario nella lezione DaF in Italia, seguendo l’attuale dibattito scientifico, ricercando i modelli operativi elaborati, ritracciando presupposti teorici comuni, differenze, criticità e punti di forza e si intende indagare inoltre quali siano le competenze proprie legate all’incontro del discente con il testo letterario. Sul piano empirico si vuole realizzare un’attenta analisi dei libri di testo in adozione nelle scuole prese in esame, da un lato, e dall’altro svolgere un’indagine qualitativa sull’insegnamento/apprendimento della letteratura in lingua tedesca, attraverso la somministrazione di questionari mirati per intervistare docenti, studenti e studentesse. Sostenendo la tesi in base alla quale il testo letterario dovrebbe entrare nella lezione già a partire da livelli base di apprendimento linguistico, si struttureranno unità di apprendimento in cui gli elementi propri della parola letteraria, le figure di suono e gli aspetti ritmici, ma anche la caratteristica dimensione narrativa, siano strumenti privilegiati di contatto con la lingua straniera e con l’altro. ROBERTA ROSSI Supervisore: prof.ssa Simona Munari Co-supervisore: prof. Luca Bevilacqua Titolo provvisorio: “Tradurre al femminile: Maria Ortiz, Francesca Sanvitale e Yasmina Mélaouah traduttrici di Le diable au corps di Raymond Radiguet”. Il lavoro di ricerca prevede l’analisi di alcune traduzioni in lingua italiana de Le diable au corps di Raymond Radiguet realizzate da Maria Ortiz (1946), Francesca Sanvitale (1989) e Yasmina Mélaouah (2021). Alla luce della critica traduttologica di matrice francese (Berman 1984) e dei più recenti studi teorici sulla ritraduzione (Monti 2011), si indagheranno le tre versioni in dimensione testuale ed extra-testuale con l’obiettivo di verificare “l’ipotesi della ritraduzione” (Gambier 2011) nel sistema linguistico-culturale di arrivo. In tal senso sarà necessario comprendere le strategie editoriali (Cadioli 2012) che alimentano la prassi ritraduttiva per definire, attraverso gli elementi paratestuali e peritestuali (Elefante 2012), il ruolo delle traduttrici-mediatrici nella canonizzazione in Italia di un romanzo che in Francia è diventato subito un classico. La “voce del traduttore” (Venuti 1999) assume qui particolare rilevanza non solo in quanto “traduzione al femminile” (Di Giovanni, Zanotti 2018), ma in termini di autorialità, dal momento che la traduzione di Francesca Sanvitale mostra i segni di una interessante “interferenza creativa” (Munari 2019) con la sua attività di scrittrice. GIUSEPPE VARONE Accordo di co-tutela Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Università di Poitiers Titolo provvisorio: «[…] la capacità di far vedere». Elio Vittorini e la Francia Supervisore prof. Fabio Pierangeli Co-supervisore prof.ssa Bianca Concolino Co-supervisore prof.ssa Simona Munari La ricerca intende approfondire il rapporto che Elio Vittorini ha instaurato con la cultura francese, quindi con personalità emblematiche della stessa, in qualità di direttore delle riviste «Il Politecnico» e «Il Menabò», di consulente editoriale e autore. Verrà posta particolare attenzione al periodo compreso tra gli anni immediatamente successivi al Secondo Conflitto Mondiale e quelli che seguiranno la morte dello scrittore avvenuta nel 1966, con l’intento di ricostruire i percorsi e le esperienze intellettuali che porteranno all’incontro del Nostro con la cultura francese in chiave progettuale e umana. Uno degli intenti del progetto è quello di rilevare quanto nella importante e riconosciuta progettualità di Elio Vittorini, la cultura francese e alcuni scrittori, artisti e intellettuali rappresentativi di questa, svolgano una parte indiscutibilmente rilevante, in merito soprattutto a quell’apertura alle letterature straniere che contraddistingue l’operato del Siciliano dal tempo del noto e rivoluzionario testo Scarico di coscienza (1929), fino agli ultimi progetti editoriali e narrativi. Vittorini responsabile di collane editoriali e direttore delle riviste «Il Politecnico» e «Il Menabò» scriveva e leggeva in lingua francese, ma in ogni caso si circondava di mediatori e specialisti fidati, dei quali seguiva alacremente il lavoro, per poi giungere a scelte editoriali sempre mosse da ragioni espressive e valoriali, quindi mai con finalità meramente politiche o economiche. In merito al ruolo decisivo dei mediatori culturali e alle traduzioni, anche a fronte dell’impegno del Siciliano nel marcare ogni analisi e traduzione della componente autoriale, si intenderà rimarcare come ogni sua scelta si muovesse sempre in direzione di una cura formale e attualizzante, offrendo un contributo di rilievo all’apertura della cultura letteraria italiana a quella francese. In ogni caso, già dal 1946, come si vedrà attraverso gli scambi epistolari e le notizie biobibliografiche, emerge la figura di Vittorini come autore, forte di una produzione narrativa e di una fisionomia intellettuale crescenti, come testimoniano i rapporti con personalità quali, tra altre, Sartre, Tzara, Duras, o con la casa editrice Gallimard, oltre che i frequenti viaggi in Francia. In ultima istanza, dunque, si intende affrontare la ricezione dell’opera narrativa di Vittorini in Francia, a partire dalle pratiche di diffusione della sua opera, della qualità delle traduzioni, nonché del riscontro negli intellettuali a lui più vicini e non solo. 37° ciclo L'attività di ricerca dei dottorandi è stata valutata positivamente dal collegio dei docenti riunitosi il 18 ottobre 2022, quando il collegio ha ammesso al secondo anno i dottorandi in base alle relazioni presentate. L'attività di ricerca dei dottorandi del 37° è stata in molti casi intensa e ha già dato esito positivo, come per altro attesta la partecipazione dei dottorandi ai vari seminari e alle attività didattiche programmate a inizio anno. Ottimi i risultati di progetti di ricerca già ben impostati e definiti: Le relazioni hanno riassunto i risultati del primo anno che si riferiscono sia all'avanzamento del progetto di ricerca, sia alla partecipazione al ciclo dei seminari previsti dall'offerta formativa. Tutti i dottorandi hanno preso parte al ciclo di lezioni connotate da un carattere soprattutto metodologico, volto a mostrare ai neo-dottorandi i principali strumenti della ricerca. ELENCO DOTTORANDI 37° CICLO (TUTORES E ARGOMENTO) DE BIASE ILARIA Titolo: “Le api come modello multidisciplinare: Green e Humanities” BORSA BANDO PON Decreto Ministeriale n. 1061/2021 Tutor: prof. Fabio Ciotti Il progetto di ricerca si concentra intorno all’elaborazione di innovative ed efficaci strategie culturali e comunicative digitali, in risposta all’esigenza di un contributo di soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici, alla conservazione della biodiversità, per una sostenibile e intelligente gestione del territorio e per una chiara e inclusiva transizione verso la green economy. Attraverso la riflessione teorica (Environmental Humanities) e l’uso degli strumenti digitali dati dalle Digital Humanities, la ricerca intende promuovere così una maggiore conoscenza delle banche dati ambientali ed elaborare strategie vincenti di digitalizzazione del patrimonio ambientale e della biodiversità del paese, con il particolare focus intorno alla tutela e conservazione delle api e del loro habitat. La connessione ecologica di questi insetti è innegabile; il loro declino rappresenterebbe un grave impatto sulle produzioni agricole così come sugli ecosistemi naturali e in ultima analisi, nella sopravvivenza del nostro Pianeta. Essenziale, dunque, il monitoraggio dei dataset per raccogliere, armonizzare e condividere i risultati delle ricerche di dati. In tal modo le informazioni raccolte riguardo le crisi ambientali che, ci troviamo a vivere nel presente, potranno anche essere tradotte in maniera semplificata e comprensibile per il grande pubblico, con l’obiettivo di formare nella coscienza dei cittadini una sempre maggiore responsabilità, sensibilizzazione e avvicinamento, nei confronti di questi temi delicati. Il ricorso ad un approccio interdisciplinare è essenziale per ciò che tale ricerca si propone di realizzare. L’interdisciplinarietà permette la promozione del valore del patrimonio ambientale sia dal punto di vista biologico-scientifico, sia per il suo impatto sulla qualità del benessere della collettività, stimandone anche l’impronta economica in termini di sviluppo, sempre in chiave sostenibile. L’interazione tra le scienze sociali, le discipline umanistiche e le scienze naturali è l’approccio necessario per affrontare le attuali crisi ecologiche. Metodi settoriali e chiusi in sé stessi non possono sostenere e sviluppare competenze di alto livello necessarie per affrontare e vincere la battaglia ai cambiamenti climatici e alla conservazione della biodiversità. Attraverso questa prospettiva diversa e inusuale di discipline che, normalmente, non sono così vicine, si ha l’obiettivo di trovare e tradurre dati non ancora rappresentati nel contesto di riferimento. Aspetto interessante del presente dottorato di ricerca è l’apertura verso il mondo lavorativo – industriale, dunque, si auspica che i risultati del progetto saranno sia servizi concreti, sia conoscenze e competenze che, potranno essere sfruttate durante il periodo di studio e ricerca presso l’Azienda selezionata. LILLI SILVIA Titolo: “Testori, la lingua e il teatro. La sperimentazione linguistica nella drammaturgia di Giovanni Testori”. Tutor: prof. Fabio Pierangeli La ricerca è dedicata allo studio della sperimentazione linguistica nelle opere teatrali di Giovanni Testori (1923-1993), con l’obiettivo di metterne in luce le caratteristiche, la funzione e l’evoluzione nel tempo. In tre momenti differenti nell’arco della produzione drammatica (Trilogia degli scarrozzanti, 1972-1977; In exitu e Branciatrilogia seconda, 1988-1992; Tre Lai, 1991-1992) Testori abbandona l’italiano della comunicazione e della tradizione letteraria, per dare vita a una lingua personale fortemente caratterizzata, nella quale vengono mescolati apporti linguistici provenienti da vari contesti (dialetto, latino, lingue straniere, tradizione letteraria, invenzioni). Un primo obiettivo della ricerca è fornire una descrizione dettagliata degli elementi che costituiscono l’idioletto testoriano, con il supporto anche di dati quantitativi ricavati dall’analisi testuale. In secondo luogo, interessa approfondire il senso della sperimentazione linguistica in relazione ad alcuni fattori: la funzione comunicativa della lingua nel contesto socioculturale coevo alle diverse fasi, l’importanza del teatro nell’esperienza artistica di Testori e il rapporto tra scrittura ed esecuzione scenica dell’attore, i punti di contatto e di divergenza con le esperienze di sperimentazione linguistica e drammaturgica precedenti e contemporanee. L’auspicio è di promuovere una conoscenza più profonda dell’opera di Giovanni Testori, all’approssimarsi del centenario della nascita, e una sua più adeguata ricezione nel canone della nostra letteratura. ANGELA ANNESE Titolo: “La lingua dell'emigrazione in Irpinia: analisi di lettere inedite del XX secolo” Tutor: prof. Emiliano Picchiorri Co-tutor prof.ssa Silvia Capotosto Attraverso un corpus di 207 lettere inedite risalenti al periodo compreso tra il 1906 e il 1999, scritte da semicolti che da Bonito, in provincia di Avellino, si trasferiscono in Argentina, Venezuela e Stati Uniti, questo progetto di ricerca intende analizzare il rapporto triglottico (dialetto, italiano e lingua di arrivo) che si sviluppa nel repertorio linguistico del semicolto emigrato, i rapporti norma-uso e le competenze testuali possedute dagli scriventi. Così articolato, il progetto vuole dare un nuovo impulso agli studi sull'italiano popolare, accendendo i riflettori sull'Irpinia, finora poco o per nulla frequentata da analisi sistematiche di questo tipo. Darebbe, inoltre, maggiore impulso alle riflessioni sui rapporti norma-uso e oralità-scrittura: i numerosi studi dedicati alla lingua dell'emigrazione hanno, molto spesso, concentrato l'attenzione sulla grammatica dell'italiano popolare; questa ricerca intende andare oltre, utilizzando il metodo della grammatica dell'italiano popolare per documentare il continuum lingua-dialetto e per mettere a fuoco i processi di alfabetizzazione e italianizzazione, contribuendo a restituire alla ricerca una visione globale della scrittura anche per l'Irpinia. LIDIA MAFRICA Titolo: “Ferdydurke di Witold Gombrowicz in Italia: fra traduzione indiretta, ritraduzione e traduzione d’autore” Tutor: prof. Alessandro Amenta Il progetto di ricerca ha per obiettivo l’analisi comparata delle tre traduzioni in italiano del romanzo Ferdydurke (1938) di Witold Gombrowicz (Miniussi 1961; Verdiani 1991; Mari, Salvatori 2020) allo scopo di ricostruire i fattori che hanno portato a esiti traduttivi profondamente diversi e di confrontare i tre testi in un’ottica traduttologica. In una prima fase l’indagine sarà incentrata sugli aspetti teorici connessi alle prassi traduttive messe in atto: traduzione indiretta, ritraduzione, traduzione d’autore. Successivamente saranno approfonditi gli studi critici riguardanti il romanzo, con particolare attenzione alla ricostruzione filologica del testo, nonché agli aspetti linguistici e stilistici dell’opera. Infine, verranno ricostruiti i legami tra i testi d’autore di cui si sono serviti i traduttori del romanzo in lingua italiana. Ogni edizione di Ferdydurke sarà esaminata dando risalto alle informazioni contenute nel peritesto. L’analisi comparata delle traduzioni non si limiterà al rilevamento delle singole scelte traduttive; i suoi esiti saranno infatti valutati nell’ottica dei meccanismi che hanno agito in maniera più o meno determinante sulla traduzione intesa come processo. EKATERINA GUNDAREVA Titolo: “Disegni di artisti russi a Roma nella prima metà del XIX secolo” Tutor: prof.ssa Donatella Gavrilovich Questa ricerca è dedicata alla pratica del disegno degli artisti russi nel periodo, in cui a Roma fiorì il fenomeno del pensionato artistico. I disegni dei maestri russi saranno studiati tenendo conto delle loro caratteristiche stilistiche, così come del tempo e del luogo della creazione. L'obiettivo del lavoro è determinare quale sia stata l'influenza della scuola romana sull'attività creativa dei maestri russi e quanto questa abbia pesato sulla tradizione accademica della loro nazione, focalizzandone l'importanza anche in connessione con il processo di sviluppo delle coeve tendenze paneuropee. Da un punto di vista metodologico, il lavoro sarà fondato sull'analisi comparativa delle opere di artisti russi, rappresentanti della scuola romana e di altri gruppi nazionali esteri, presenti a Roma nella prima metà del XIX secolo. Sono previste attività di studio e ricerca presso gli archivi dei musei e delle gallerie in Russia e in Italia. Lo studio analitico dei disegni, realizzati dai pensionati russi a Roma, ha lo scopo di colmare una lacuna nella letteratura critica della storia dell'arte di questo periodo, mettendo in evidenza le origini e il significato di questa pratica nel contesto dell'ambiente culturale e artistico romano. OLGA CONCETTA PATRONI Titolo: “Metodologie di ricerca filologica, storico-artistica e tecnologica per la ricostruzione delle modalità di fruizione notturna delle opere d’arte tra Sette e Ottocento” BORSA BANDO PON Decreto Ministeriale n. 1061/2021 Tutor: prof. Carmelo Occhipinti Co-tutor: prof. Giorgio Fornetti Co-tutor: dott.ssa Federica Bertini Co-tutor: prof.ssa Rosalinda Inglisa (Università telematica San Raffaele, Roma) L’obiettivo del progetto è studiare la possibilità di ricreare, attraverso l’utilizzo di apposite tecnologie, esperienze di fruizione “immersiva” che permettano di guardare alle opere d’arte del passato – ai dipinti come alle figure tridimensionali – ponendole sotto una luce diversa da quella a cui siamo abituati oggi, ovvero immergendole dentro la dimensione del buio per illuminarle secondo modalità di fruizione simili a quelle descritte dalle fonti storiche, con particolare riguardo ai musei romani tra Sette e Ottocento, al cui interno era consuetudine entrare nelle ore notturne. Il progetto si propone di ricostruire il dibattito sette e ottocentesco intorno ai temi della museologia e della fruizione, con specifico riferimento alla fruizione notturna di opere di scultura appartenenti al patrimonio di grandi musei, tra cui i Musei Vaticani, i Musei Capitolini e il Museo Nazionale di Palazzo Barberini. L’obiettivo è quello di ampliare il catalogo delle fonti già individuate, tra cui gli scritti di Goethe, le lettere di Canova ad Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy e gli scritti dello studioso italiano Carlo Rezzonico della Torre, aggiungendo nuove fonti che contribuiranno a strutturare una ricerca complessa su questo particolare aspetto della fruizione museale. SAMUELA DI SCHIAVI Titolo: “Itinerari letterari nel territorio di Roma e dei Castelli Romani: il patrimonio culturale attraverso le parole degli scrittori migranti” BORSA BANDO PON Decreto Ministeriale n. 1061/2021 Tutor: prof.ssa Florinda Nardi Co-tutor: prof.ssa Paola Benigni Il progetto di ricerca intende conciliare lo studio e la conoscenza di opere della letteratura italiana contemporanea con la crescente attenzione verso l’ambiente e il territorio, mediante la pianificazione di percorsi letterari green volti alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e storico-culturale del territorio di Roma e dei Castelli Romani. La ricerca verte sulla ricognizione, selezione, analisi e studio di un vasto corpus di opere letterarie ambientate nel territorio di Roma e dei Castelli Romani e scritte in italiano da scrittori e scrittrici stranieri o di origine straniera, come l’italo-somala Igiaba Scego, l’italo-indiana Gabriella Kuruvilla, l’americana Alice Oxman, l’algerino Amara Lakhous, l’indiana Laila Wadia e Ingy Mubiayi di origini egiziane e zairesi. Il file rouge tra questi autori è la percezione di identità ibride e a tratti conflittuali, a causa delle differenze tra la realtà in cui vivono e quella da cui provengono e dalle difficoltà incontrate nell’integrazione sociale. La finalità del progetto è realizzare itinerari letterari, di carattere divulgativo e didattico, con il fine di non coinvolgere soltanto le parole, ma di far comunicare i luoghi, i paesaggi e le atmosfere, in modo tale da permettere a chi partecipa di andare oltre la propria visione e percezione del luogo, guardando il territorio attraverso gli occhi dell’altro. In breve, si tratta di soddisfare la necessità di contaminazione tra conoscenze e competenze, al fine di dare rilievo alla dimensione spaziale narrativa, in un contesto tangibile e concreto, corrispondente ai luoghi visti dagli autori e successivamente descritti nelle loro opere. MARTINA PALESE Titolo: “EcoViaggi oltre le mura. L’identità dei Castelli Romani fra le pagine senza tempo della geo-letteratura” BORSA BANDO PON Decreto Ministeriale n. 1061/2021 Tutor: prof.ssa Florinda Nardi Co-tutor: prof.ssa Paola Benigni Il progetto di ricerca, supportato da un’impronta procedurale di sintesi armoniosa tra geografia e repertorio culturale, si destina alla realizzazione progressiva di itinerari storico-letterari ecosostenibili nel territorio dei Castelli Romani. Uno scenario, quello castellano, che attraverso le penne dei grandi autori della letteratura italiana, non solo apre alla possibilità di ripercorrere i fasti dell’antichità, calcando le orme romane, pontificie, rinascimentali, moderne e contemporanee, ma si arricchisce in aggiunta del valore esclusivo che l’impianto paesaggistico gli conferisce. Apre cioè a una possibilità di declinazione trasversale che, con la strutturazione di un escamotage letterario vivo, superi l’oblio del tempo restituendo attualità alla parola. In questa direzione, il Sistema Castelli Romani e le rispettive venti biblioteche fungeranno da base costitutiva del regesto di un corpus di opere variopinto: dalle fughe d’amore tracciate da Alfieri e D’Annunzio, passando per gli stravolgimenti storici di Vittoria Colonna prima e di Corrado Alvaro poi; la voce di Pirandello su Monte Cavo, ancora Trilussa e il vino dei Castelli, per finire ad assaporare con gli occhi le tinteggiature letterarie dei costumi locali e le scie del transito dei protagonisti del Grand Tour. L’impegno di studio verrà incanalandosi nell’ottimizzazione multidirezionale del patrimonio locale, a sostegno di un’attività di fruizione slow, che faccia della sovrapposizione logica di reti letterarie un’occasione di rilancio territoriale, di potenziata offerta turistica e di stimolo didattico formativo. MARINA CAFA’ Titolo: “Le Belle Arti a Roma tra Sei e Settecento nelle Vite dei pittori, scultori e architetti moderni di Lione Pascoli” Tutor: prof. Carmelo Occhipinti Il progetto di ricerca riguarda le Vite dei pittori, scultori e architetti moderni pubblicate da Lione Pascoli nel 1730 (I vol.) e nel 1736 (II vol.) e le biografie che sarebbero dovute confluire in un terzo volume da lui mai pubblicato. Obiettivi della ricerca sono: riabilitare l’opera del Pascoli, che non godette di fortuna critica, e metterne in luce i punti di forza; riunire in un corpus unitario tutte le Vite e realizzarne un’edizione digitale ed una cartacea; mettere in luce gli aspetti legati alla vita sociale della Roma del primo Settecento da lui descritti (eventi espositivi, spettacoli, commemorazioni funebri, etc.), considerati di secondaria importanza nel “Secolo dei Lumi” che prediligeva abecedari ed enciclopedie alfabetiche, con particolare riferimento al progresso tecnico scientifico raggiunto dai suoi contemporanei e da lui tanto ammirato. SERENA LEMUCCHI Titolo: “Luoghi terreni e ultraterreni della Commedia: toponomastica, relazioni e modelli” Tutor: prof. Roberto Rea Il progetto di ricerca intende portare avanti un’analisi sui luoghi della Commedia che, partendo dall’aspetto toponomastico dei luoghi citati, si propone di indagare anche quello interpretativo. Si tratta di una prospettiva che permette di sviluppare un approccio che si concentra sulla percezione del mondo naturale, sul rapporto che l’opera dantesca ha con le fonti medievali e non solo che si dedicano alla descrizione del mondo ultraterreno e sulla relazione uomo-ambiente e uomo-paesaggio. Dunque, partendo dalla geografia e dalla toponomastica dei luoghi citati nel poema, lo scopo è quello di procedere con un’analisi che riguarderà diversi problemi interpretativi: a partire dal nome che Dante assegna a ciascun luogo, si indagherà il loro aspetto fisico e le loro funzioni morali. Se da una parte tale approccio è vicino ad una prospettiva più tradizionale, avendo come punto di partenza proprio l’analisi toponomastica, dall’altra risulta avere un legame con un punto di vista più moderno, avvicinandosi alla critica ecologica nel tentativo di soffermarsi sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente. Il primo passo sarà, quindi, quello di realizzare delle schede ben organizzate in cui verranno elencati tutti i luoghi citati nel poema. A ciascuno di questi verranno associati fonti, modelli e problemi linguistici, interpretativi e filologici. Si procederà poi con un approfondimento in cui sarà analizzata la relazione tra i personaggi e il protagonista con l’ambiente nello spazio della Commedia. Infine, ci si soffermerà sui luoghi dell’aldilà, aprendo un confronto critico con i testi classici e con la tradizione medievale (in volgare e in latino) che descrivono e rappresentano il mondo ultraterreno. MARIA GIOVANNA DONA’ Titolo: “Per un catalogo ragionato di Giovanni Francesco Bezzi detto il Nosadella (? – 1571)” Tutor: prof. Francesco Grisolia Il progetto di ricerca si propone definire in maniera circostanziata la personalità del pittore bolognese Giovanni Francesco Bezzi, meglio noto come il Nosadella (1530 circa–1571), e di allestirne un catalogo ragionato dell’opera. Il corpus pittorico e grafico del Bezzi, benché sensibilmente accresciuto in questi ultimi anni da una serie di importanti attribuzioni, necessita ancora di un inquadramento storico e filologico: lo scopo di questo studio è quello di delineare, anche attraverso una sistematica indagine d’archivio, il percorso artistico e biografico del Bezzi, che risulta ancora estremamente lacunoso, e, al contempo, chiarire lo sviluppo e l’evoluzione del suo stile. Sin dalle testimonianze antiche, il nome di Nosadella è strettamente associato a quello di Pellegrino Tibaldi, di cui Bezzi fu, secondo Malvasia, uno degli «effettivi scolari» insieme a Girolamo Mirola. Pur nella consapevolezza della forte e durevole influenza di Tibaldi, l’opera del pittore, considerata nel suo svolgimento, appare come l’esito di molteplici esperienze e diversi apporti culturali, che attendono di essere ben precisati. In particolare, occorrerà di ricostruire la trama di rapporti contestuali con gli altri protagonisti della Scuola Bolognese fra Maniera e Controriforma, entro la quale il Bezzi merita di acquisire un ruolo autonomo e non prettamente subalterno. GIUSEPPE CAPALBO Titolo: "Queering Fin-de Siècle Bodies: il caso di William Sharp/Fiona Macleod (1855-1905)" Tutor: prof.ssa Elisabetta Marino Il progetto di ricerca verte sull’opera dell’autore scozzese William Sharp (1855-1905), in particolare su una selezione di testi in prosa pubblicati sotto lo pseudonimo femminile di Fiona Macleod, a partire dal 1894. Lo studio mira, in prima istanza, a collocare l’identità fluida di Sharp/Macleod all’interno del panorama letterario britannico fin de siècle, ricostruendo la rete di rapporti intessuta con autori canonici come Oscar Wilde. In seconda istanza, l’analisi del corpus di romanzi (e.g. Pharais, 1894), oltre a offrire uno studio sistematico della materia testuale (che tenga conto della dimensione narratologica, linguistica, transtestuale), prevede una riflessione sul ruolo che ivi ricoprono la spazialità e la corporeità, intese come categorie interdipendenti e complesse: in tal senso, attraverso le più recenti riflessioni di Judith Butler, Tobin Siebers e Robert T. Tally Jr. a riguardo, si tenterà di dimostrare come una serie di personaggi nati dalla penna di Macleod sfuggano ai modelli binari di maschilità e femminilità, sconfinando nel queer come significante fluttuante, catalizzatore della messa in discussione – e della conseguente rimodulazione – degli spazi e dei luoghi normativi della diegesi. FRANCESCA SCACCIA Titolo: "Prospettive di outsiders: la 'quest for self-identity' in The Adventures of Huckleberry Finn di Mark Twain e Beloved di Toni Morrison" Tutor: prof.ssa Elisabetta Marino Co-tutor: prof.ssa Elèna Mortara Il presente progetto di ricerca intende prendere in esame due romanzi canonici della Letteratura Americana, ossia The Adventures of Huckleberry Finn (1884) di Mark Twain e Beloved (1987) di Toni Morrison, con la finalità di dimostrare la possibilità dell’esistenza di un dialogo, su diversi piani, tra le due opere, nonostante esse siano frutto di due personalità profondamente diverse e movimenti storico-letterari distanti tra loro. In particolare, il progetto si concentra sull’analisi del tema della ricerca dell’identità personale e come esso si configuri come un percorso di maturazione e presa di coscienza particolarmente sentito nei protagonisti delle due opere, accomunati dalla condivisa condizione di outsider. Prendendo a modello i personaggi, l’impianto della lingua vernacolare, la modulazione dei temi mediata dallo stile satirico di Twain nel suo canonico romanzo, questa ricerca intende analizzare come, e in quale misura, il più celebre tra i romanzi di Toni Morrison possa essere considerato una filiazione e “variazione sul tema” del modello Twain. In particolar modo l’analisi vuole porre l’accento sul riscontrare tratti di continuità e tratti di innovazione in Beloved di Toni Morrison, rispetto al modello twainiano. VIRGINIA PELLEGRINI Titolo: "Ernest Hemingway: elaborazione del trauma attraverso la rappresentazione narrativa del conflitto" Tutor: prof.ssa ELISABETTA MARINO Il presente progetto di ricerca si pone l’obiettivo di condurre un’analisi comparativa prendendo in esame alcune tra le opere più note di Ernest Hemingway, A Farewell to Arms, For Whom the Bell Tolls e The Old Man and the Sea, attraverso il filtro offerto dai Trauma Studies. A partire dalla Trauma Theory e dalle sue implicazioni critiche, si vorrebbe indagare lo sviluppo elaborativo del trauma, costituito dall’autore negli anni mediante la rappresentazione narrativa del conflitto nelle maggiori opere dedicate al tema. In questo modo si vuole mettere in rilievo l’evoluzione di un processo che vede la guerra decostruirsi e mutare in prospettive e valori, cedendo le materialità del battersi sul campo e il suo carattere prettamente individuale, e acquisendo i contorni di una condizione più astratta e, per questo, universale. Si verrebbe così a costituire una narrazione del conflitto che rientrerebbe nel tentativo di operare una concettualizzazione del trauma risultante in un recupero di senso e di significato. Dalla comparazione effettuata, si vorrebbe infine sottolineare il naturale inserirsi di The Old Man and the Sea nel genere del “romanzo di guerra”, superando l’apparente inconciliabilità tematica che suggerirebbe l’impossibilità di un simile accostamento proprio grazie al confronto inedito che metterebbe queste tre opere in stretto e produttivo dialogo tra loro. VERONICA BUDINI Titolo: “Archivi, digitalizzazione e accessibilità delle fonti. Arti visive e Teatro a Roma tra gli anni Sessanta e Settanta”. Tutor: prof.ssa Carlotta Sylos Calò La ricerca si propone di indagare il rapporto tra gli archivi d’arte visiva e performativa relativi agli anni Sessanta e Settanta a Roma e nel Lazio e l’accessibilità delle fonti. Il progetto, sottolineando l’importanza di un approccio interdisciplinare nello studio critico delle fonti archivistiche, intende approfondire il tema dell’accessibilità delle documentazioni e elaborare uno strumento scalabile per la consultazione e l’analisi dei documenti. Il lavoro di tesi consiste in un’indagine su alcuni archivi, una proposta di mappatura digitale degli enti coinvolti e del loro lavoro di tutela e valorizzazione e, successivamente, l'approfondimento di un caso studio che consisterà in una ricognizione trasversale di fonti, redatta come analisi interdisciplinare delle manifestazioni d’arte e di teatro relative al biennio 1965-1966. Il lavoro sarà completato da un'analisi interdisciplinare del contesto della ricerca, corredata da una guida tematica ai fondi con una nota storica ed una archivistica sulle documentazioni interrogate e messe a sistema durante lo sviluppo del progetto. BARBARA D’AMBROSIO Titolo: “Vedere con il corpo. Criteri, metodi e strumenti per un rinnovato approccio al patrimonio artistico e alla sua fruizione, a partire dall’educazione estetica in presenza di deficit visivo”. Tutor: prof.ssa Carlotta Sylos Calò La ricerca intende individuare ed indagare, a partire dagli studi e dalle esperienze nell’ambito dell’educazione estetica per non vedenti e ipovedenti, nuove pratiche di accessibilità all’opera d’arte avvalendosi delle potenzialità didattiche, cognitive ed ermeneutiche che quelle esperienze hanno rivelato all’interno di un’esperienza integrata e sinestetica dell’opera. Per raggiungere questo obiettivo è necessario svincolare dal primato dell’approccio visivo la fruizione dell’opera, per valorizzarne la dimensione multi-sensoriale, così da consentire il coinvolgimento integrato del corpo del fruitore nella relazione estetica. L’accessibilità è, dunque, intesa, non solo come cura verso le persone disabili, e perciò risposta ad un bisogno specifico, ma anche quale metodo di lavoro in grado di indurre pratiche inclusive, capaci a loro volta di una valenza culturale, educativa e sociale, e dunque di produrre esternalità ulteriori a beneficio della collettività. Il lavoro di tesi prevede una prima fase di indagine dei principali progetti di inclusione e accessibilità promossi e attivati dalle istituzioni museali sul territorio di Roma e, contemporaneamente, di analisi delle metodologie ed esperienze didattiche che già sperimentano nuovi approcci al patrimonio artistico. Obiettivo di questa prima parte dell’indagine è procedere al censimento ed alla revisione critica delle esperienze più interessanti oggi presenti ed operative nell’ambito dell’accessibilità museale, per poi ipotizzare un percorso partecipato ed inclusivo da sviluppare all’interno di un’istituzione museale del territorio di Roma. Il percorso in questione sarà progettato con riferimento ad una tipologia di utenza cd. difficile, che rispetto ai percorsi istituzionali dell’arte segnala un deficit di fruizione autonoma e sta incubando una progressiva disaffezione, ossia alla fascia di età cd. giovanile (dai 13 ai 18 anni). La ricerca incrocia la dimensione estetica, educativa, psicologica dell’esperienza della fruizione del patrimonio e per questo si basa su un approccio multidisciplinare, dove rimane centrale il concetto di traduzione multisensoriale dell’immagine artistica. Intende mettere in dialogo la storia dell’arte con discipline quali l’antropologia culturale e la danza, prendendo in considerazione prospettive di studio innovative (ad esempio il paesaggio sonoro, il design acustico o la cd. “embodied cognition”). 36° ciclo Positivi sono stati i pareri dei Supervisori in merito al lavoro svolto dai dottorandi di terzo anno. L'attività di ricerca dei dottorandi è stata valutata positivamente dal collegio dei docenti riunitosi il 18 ottobre 2022, quando il collegio ha ammesso al terzo anno i dottorandi in base alle relazioni presentate sullo stato di avanzamento della ricerca. Al ciclo di lezioni dottorali di approfondimento, tenute da studiosi italiani e internazionali, la partecipazione è stata costante e intensa, con un confronto fruttuoso tra dottorandi e conferenzieri. I dottorandi hanno avuto l’occasione di arricchire le loro ricerche con spunti nati dalle attività didattiche degli altri Indirizzi che costituiscono il Dottorato in Studi comparati, determinando, in alcuni casi, una revisione del proprio progetto di tesi dottorale. Al termine del secondo anno di corso tutti i dottorandi hanno sostenuto l’esame di passaggio con i loro Supervisori e il Collegio dei docenti, che ha convalidato la loro ammissione al terzo anno del dottorato. ELENCO DOTTORANDI 36° CICLO (TUTORES E ARGOMENTO) BACCELLIERE FABIO Titolo: “I movimenti umani: il fantasma e il desiderio nel pensiero e nell’opera di Dante Alighieri (e alcune rielaborazioni contemporanee)” Tutor: prof. Fabio Pierangeli Il rapporto tra il “fantasma” e il desiderio, oggetto privilegiato della psicanalisi, non è in verità scoperta della cultura novecentesca: la letteratura e la filosofia del Duecento teorizzano il “fantasma” come medium sia gnoseologico (riprendendo, in questo caso, l’insegnamento aristotelico e averroistico) che erotico. L’opera di Dante Alighieri, a sua volta, è anche una grande riflessione sul desiderio: sul suo rapporto, per l’appunto, con il fantasma; sull’oggetto che lo causa, sulla sua natura, sulla possibilità di soddisfare il soggetto desiderante; sul rapporto tra finitezza e infinitezza del desiderio, a cui Dante connette la riflessione sulla categoria morale di “cupiditas”; sul valore “politico” del desiderio; sulla relazione tra desiderio (erotico e non) e teologia; sulla funzione della parola nella dicibilità (e forse nella definizione stessa) del desiderio; sulla natura della dialettica tra desiderio e Legge (intesa anche nella sua incarnazione “paterna”). Il lavoro attraverserà l’opera dantesca seguendo queste strade e i loro incroci, orientandosi con gli strumenti specifici della letteratura, ma anche con quelli della (storia della) filosofia e della psicanalisi, e verificando l’ipotesi che il Sommo Poeta tenti una pedagogia del desiderio, attraverso anche il governo del “fantasma”. Si cercherà anche di mettere in “dialogo” con il paradigma dantesco alcuni autori contemporanei che sul fantasma del desiderio hanno riflettuto, nella convinzione che certi problemi e certe contraddizioni dantesche aprano, nella differenza, alla modernità. CASACCHIA SUSANNA Titolo: “Per la ricostruzione di alcuni carteggi inediti: corrispondenze tra Ernesto Monaci, Ernesto Giacomo Parodi e Domenico Gnoli” Tutor: prof. Pietro Trifone Il seguente progetto di ricerca si interessa di storia degli studi romanzi e, in particolare, dei carteggi intercorsi tra Ernesto Monaci (1844-1918) e alcuni noti studiosi del suo tempo: Ernesto Giacomo Parodi (1862-1923) e Domenico Gnoli (1838-1915). Si tratta di un progetto dal quale possono scaturire novità di rilievo, trattandosi di poco più di 150 documenti, tra manoscritti e cartoline, ancora oggi inediti. Il progetto, supportato dalla realizzazione di edizioni digitali codificate in linguaggio XML, prevede la riproduzione digitale dei facsimili e vuole stimolare ricerche di tipo linguistico-filologico sui testi. Uno studio strettamente linguistico sui testi, agevolato da una marcatura semantica operata dal programma XML, renderà possibile codificare molte informazioni che consentiranno una più ampia fruizione dei testi digitalizzati. Sotto il profilo filologico si tenterà di studiare il contributo che gli autori hanno apportato agli studi filologici. Si tratta di figure da considerarsi infatti non solo protagoniste del rinnovamento vitale della cultura filologica, ma attori impegnati con coscienza nella comune polemica tra scienza positiva e filosofia idealistica, tra filologia documentaria e critica formale CASTIGLIONI MASSIMO Titolo: “La funzione del romanzo picaresco nella letteratura italiana tra Ottocento e Novecento” Tutor: prof. Raffaele Manica Il progetto si propone di studiare l’importanza che il romanzo picaresco riveste nella narrativa italiana tra il XIX e il XX secolo focalizzandosi su cinque autori di questo segmento storico: Ippolito Nievo e Carlo collodi per l’Ottocento; Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini e Gianni Celati per il Novecento. Il romanzo picaresco è un genere sviluppatosi in Spagna a cavallo tra il XVI e il XVII secolo che si presenta come resoconto, di solito autobiografico, della vita di un “picaro”, una persona proveniente dagli strati più bassi della società, costantemente in viaggio e in lotta contro la fame e la povertà, cui si oppone tramite mezzi illeciti e truffe di varia natura. Tradizionalmente è il 1554 ad essere identificato come anno di nascita di questo tipo di romanzo, quando viene pubblicato, anonimamente, il Lazarillo de Tormes. Nel corso del Seicento seguiranno molti altri testi e nei secoli successivi la picaresca si dimostrerà decisiva nell’influenzare lo sviluppo del romanzo europeo, gettando le basi del romanzo di formazione e spingendo le sue suggestioni fino al Novecento. Contrariamente ad altre esperienze europee, la presenza delle costanti e delle peculiarità di questo tipo di romanzo nella letteratura italiana è stata poco studiata, il che lascia aperto e quasi inesplorato un campo particolarmente affascinante che, nello specifico della porzione di storia letteraria presa in esame, inserisce la narrativa italiana in un discorso più grande, relativo agli sviluppi e alle metamorfosi del romanzo europeo, cui sarà necessario fare costante riferimento. D'AMICI LORENZO Titolo: "Gian Giacomo Caraglio: incisore tra Roma e Venezia" Tutor: prof.ssa Barbara Agosti Co-tutor: prof.ssa Vittoria Romani (Università degli Studi di Padova) Il progetto si propone di gettare nuova luce sulle fasi ancora problematiche dell'itinerario biografico e artistico di Gian Giacomo Caraglio (1505 ca. (?) - 1565) attraverso un riesame capillare della sua produzione e una serie mirata di ricerche d'archivio nell’intento di giungere così ad una ricostruzione coerente della sua figura e ad una fondata contestualizzazione della sua produzione nell’ambito romano, emiliano e veneto. Nonostante lo studio sull’artista abbia negli anni, in maniera episodica, messo a fuoco taluni aspetti della sua attività grafica, restano tuttavia vistose e sostanziali lacune nella conoscenza del percorso biografico di Caraglio a cominciare dalla data e dal luogo di nascita, che dovrebbe essere uno dei temi della ricerca da affrontare prioritariamente. È inoltre opportuno dedicare nuove indagini alla cronologia e alle circostanze del periodo trascorso da Caraglio a Roma, alle relazioni intrecciate con la bottega di Raffaello – e in particolare con gli emiliani Marcantonio Raimondi e con il cosiddetto Baviera – con l'obiettivo di chiarire il suo grado di vicinanza al Sanzio e le modalità con cui il giovane incisore poté conoscere e utilizzare le invenzioni del maestro. Ulteriori filoni della ricerca dovranno interessare poi il rapporto con Parmigianino, frequentato a Roma nell’età di Clemente VII ma forse noto a Caraglio già in precedenza, il soggiorno a Venezia e l’incontro con Aretino e Tiziano, ed infine al ruolo giocato da Caraglio nella diffusione in ambito lagunare di spunti creativi e materiali provenienti da Roma e da Parma. DE SOUSA GUIMARAES, ROCHELLE Titolo: “Un'assenza che lascia tracce: l'indicibile nell'opera Acqua viva di Clarice Lispector” Tutor: prof. Federico Bertolazzi Il presente progetto di ricerca si concentra sulle procedure di scrittura dell’opera Acqua viva della scrittrice brasiliana Clarice Lispector come corpo performatico che evoca l’indicibile. Partiamo dalla supposizione che il buco del linguaggio è il punto costituente dell’opera, cioè che la parola “clariceana” in questo libro comporta un non detto, un’assenza, un “dietro al pensiero” che eccede il limite del linguaggio e in quest’ultimo effettua una disgiunzione, una frattura che si apre al terreno dell’intangibile. Tale operazione distruttiva interrompe l’automatismo del linguaggio e fa vibrare in ogni parte minima del testo, nuovi significati. Assumendo così l’impossibilità di nominare l’innominabile, di definire la “parte intangibile del reale”, la scrittura di Acqua viva parte esattamente da questa insufficienza del linguaggio come possibilità di espressione, ma informe, transitoria, fatta di tentativi. In tal senso il progetto lavora sull’ipotesi che l’esercizio letterario porta con sé intrinsecamente un esercizio teorico e pretende dialogare durante la ricerca con le altre opere della scrittrice come “La passione di GH” e “Un soffio di vita”. L’obiettivo è di analizzare dalla parola alla composizione dell’opera come la sintassi, lo stile e la costruzione narrativa tracciano un’assenza al di là del discorso positivo enunciato. ERRICO FABIANA Titolo: “Il ruolo delle donne nel processo di mediazione culturale nei primi anni del Novecento” Tutor: prof.ssa Rossana Sebellin Il progetto si propone di mettere in evidenza la funzione che le traduttrici hanno avuto nella mediazione culturale e nella trasmissione di idee al fine di misurarne il contributo e la visibilità. La presente indagine desidera far emergere le voci femminili che hanno contribuito a fare da ponte tra lingue e culture nei primi quarant’anni del Novecento. Si andrà a considerare la funzione dei periodici che, come è noto, rivestono il ruolo indispensabile di mediatore culturale per lo sviluppo intellettuale di ogni paese. Lo spazio delle riviste letterarie si rivela fondamentale per cogliere i cambiamenti in quanto specchio del fermento intellettuale di un’epoca. Attraverso lo spoglio di archivi, fondi e banche dati, si andrà a costruire un database delle traduzioni affidate alle donne, e si metterà in luce il loro ruolo in tutte le fasi del processo editoriale e creativo. Verranno ripercorse le traiettorie spesso occultate (o non abbastanza valorizzate) delle traduttrici e saranno analizzate le condizioni che hanno consentito loro l’ingresso nell’ambito editoriale, le eventuali difficoltà incontrate e le strategie messe in atto per superarle. FREGARA NOEMI Titolo: "Da predatore a preda: la rivincita della Natura sull’Uomo nei romanzi Prowadź swój pług przez kości umarłych di Olga Tokarczuk e Under the skin di Michel Faber Tutor: prof.ssa Marina Ciccarini Co-tutor: prof.ssa Daniela Guardamagna Il progetto propone un’analisi incentrata inizialmente su due romanzi, in cui si mette in evidenza il rapporto tra l’Uomo e la Natura. Infatti, la loro relazione si sviluppa secondo una dinamica predatoria capovolta, poiché l’Uomo diventa la preda. Gli ambiti di riferimento sono dunque l’Ecocritica e gli Animal Studies, che indagano il rapporto tra l’Uomo, le Piante e gli Animali e l’Ecofemminismo, che sottolinea lo stretto legame tra la Donna e la Natura. GARGANO SARA Titolo: Il ‘Parnaso minore’ della Parigi russa tra le due guerre Tutor: prof.ssa Bianca Sulpasso La ricerca intende affrontare il divario critico relativo allo studio del Russkij Monparnas, esaminando una generazione di scrittori passati ‘inosservati’, secondo la celebre definizione di Vladimir Varšavskij. Obiettivo del lavoro è la ricostruzione di un ‘Parnaso minore’ costituitosi nel cuore letterario della colonia parigina tra la metà degli anni Venti e l’inizio della Seconda guerra mondiale. Tale ricostruzione permetterà di arricchire e integrare il quadro del Russkij Monparnas e di ricavare ulteriori chiavi d’accesso alla comprensione del multiforme fenomeno diasporico. La ricerca consterà di diverse fasi: una iniziale mappatura di autori ed autrici ‘minori’; una successiva selezione di autori ed autrici su cui focalizzare l’attenzione; l’indagine archivistica volta a ricostruirne le vicende biografiche e a collocarle sia nell’ambito del Russkij Monparnas sia nel milieu socio letterario francese di quegli anni; l’analisi della produzione letteraria articolata sia nel contesto della letteratura dell’emigrazione sia in rapporto ad eventuali influenze (anche linguistiche) dell’ambiente culturale francese in cui si inserirono. MANCINI CHIARA Titolo: “Jesus Cristo em Lisboa”: La poetica del sacro in Teixeira de Pascoaes e Raul Brandão Tutor: prof. Federico Bertolazzi La ricerca verte sull’analisi di due significativi autori portoghesi del secolo XX: Teixeira de Pascoaes e Raul Brandão. Attraverso lo studio della vita e delle opere fondamentali di entrambi, si arriva al punto di incontro di profonda amicizia instauratasi tra i due, testimoniata dall’intensa relazione epistolare. Nasce così una cooperazione letteraria che culmina nella co-autoria e creazione dell’opera teatrale Jesus Cristo em Lisboa. Di quest’ultima saranno presi in esame i molteplici punti di vista della tragicommedia, con la questione estetico-religiosa e il senso del sacro in primo luogo: la ricerca comune dell’assoluto e dell’infinito, la visione cristiana e utopica di Brandão, da un lato, e il pensiero teologico-poetico di Pascoaes, dall’altro. Si approfondiranno quindi le tecniche espressive e gli elementi condivisi all’interno delle poetiche dei due autori, come l’avversità al dogmatismo, l’anticonformismo religioso o il fascino per la figura di Cristo, protagonista della vicenda satirica. Gli obiettivi che ci si prefissa di raggiungere sono, in conclusione, un’analisi esaustiva del testo e del concetto di sacralità in entrambi, dalla totalità perduta di Brandão all’ ateoteismo e il saudosismo di Pascoaes. La prospettiva sarà ampliata anche al contesto storico, sociale e culturale in cui si inseriscono gli autori in considerazione, soffermandosi brevemente sui cambiamenti del periodo fini secolare e, in uno studio parallelo e comparativo, il modo in cui entrambi vivono queste dimensioni e scelgono poi di riprodurle in termini tematici e formali nei loro scritti. MARI FABIO Titolo: "La committenza Caetani nel Lazio meridionale fra XIII e XIV secolo" Tutor: prof. Walter Angelelli Co-tutor prof.ssa Serena Romano Al cuore di questo progetto di ricerca è lo studio di un territorio – quello compreso fra Roma e Napoli, tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo – intensamente percorso e disegnato dalla rete di committenza della famiglia Caetani. Seppure la figura di papa Bonifacio VIII – esponente di primo piano della casata – sia stata oggetto negli ultimi anni di numerosi studi che ne hanno sottolineato il ruolo trainante a vantaggio delle fortune familiari, meno sondato risulta il variegato panorama delle committenze riconducibili a vario titolo alla sua vasta famiglia, molto interessata a marcare il territorio con una serie di interventi ad oggi non tutti riconosciuti e investigati, e soprattutto in genere studiati nella loro fisionomia stilistica e iconografica piuttosto che nel quadro del più ampio problema della ‘battaglia di immagine’ in atto in questi decenni fra le grandi stirpi baronali, tra le quali è sufficiente menzionare i Colonna e gli Orsini. La ricerca si muove tra due poli: la Roma pontificia di fine Duecento, momento di febbrile attività artistica dove lavorano i tre grandi pittori Jacopo Torriti, Pietro Cavallini e Filippo Rusuti e molti componenti delle loro botteghe e il secondo momento, più sfrangiato, che prende avvio dal 1297 - anno in cui Bonifacio VIII colpisce la famiglia Colonna - e raggiunge la sua acme con la partenza della Curia per Avignone (1306-09). MENNA IVANA Titolo: "I poeti e la prosa: la prosa letteraria di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni" Tutor: prof. Raffaele Manica Il progetto è dedicato allo studio comparato della prosa narrativa di due fra i maggiori poeti italiani del Novecento: Eugenio Montale e Vittorio Sereni. Nel percorso di ricerca sulla prosa letteraria (narrativa o d’invenzione, distinta cioè da quella critica e da quella di tipo saggistico) di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni che si va sommariamente delineando qui di seguito, si considerano oggetto di studio i corpora testuali costituiti dagli scritti pubblicati nelle relative edizioni critiche dell’opera in prosa, rispettivamente a cura di Marco Forti-Luisa Previtera (Eugenio Montale, Prose e racconti, a cura e con introduzione di Marco Forti, note ai testi e varianti di Luisa Previtera, Milano, Mondadori, 1995) e Giulia Raboni (Vittorio Sereni, La tentazione della prosa, progetto editoriale a cura di Giulia Raboni, introduzione di Giovanni Raboni, Milano, Mondadori, 1998), che includono anche il materiale inedito o extravagante e sono corredate da note ai testi o apparati. Il periodo preso in esame, 1950-1980 circa, valutato anche in relazione al contesto letterario e al dibattito culturale dell’epoca, comprende le raccolte d’esordio, con un riferimento alle prime prove, le ultime opere in prosa e quelle postume. L’indagine è condotta a partire dalla comune nozione di «romanzo». Il confronto fra Montale e Sereni, due autori sotto alcuni aspetti molto vicini che si sono influenzati reciprocamente, ha lo scopo di allargare le prospettive di ricerca sulla prosa di ciascuno dei due, cui fin ora si è dedicata in misura minore la critica, e sulla funzione di questa all’interno dei rispettivi sistemi linguistici e in rapporto alla tradizione, al fine di illustrare quanto più possibile anche gli aspetti che riguardano la loro attività poetica.

Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Via Cracovia, 50, 00133 Roma RM